Le Confessioni di Fede Riformate

Una volta, Gesù chiese ai suoi discepoli: «E voi, chi dite che io sia?». Come spesso accadeva, Pietro fu il primo a rispondere: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mat. 16:15-16).

Ognuno di noi ha un credo rispetto alla sfera spirituale e religiosa, che ne sia consapevole o meno, o che sia per negare o affermare le verità cristiane. Similmente, ogni comunità cristiana, dalle più indipendenti e autonome fino a quelle inserite in una chiesa storica, aderisce ad un credo. L’aspetto fondamentale di distinzione è se tale credo sia orale, indefinito e soggetto ai mutamenti d’interpretazione individuale, oppure scritto, quindi definito e stabile.

Fin dall’inizio e in accordo con la pratica cristiana storica, le chiese riformate hanno formulato i punti di fede in confessioni e catechismi. Le confessioni definiscono in modo chiaro le verità di fede professate affinché in materia di fede e di pratica nessuno sia lasciato all’arbitrio della propria individualità, ma sia guidato dalla chiesa, che è colonna e sostegno della verità (I Timoteo 3:15). I catechismi espongono le stesse verità di fede in modo pratico e pastorale, per l’istruzione delle famiglie e dei nuovi convertiti.

Fedeli al principio di Sola Scriptura, per cui la Bibbia ha la sola autorità in materia di fede e pratica, le chiese riformate sottomettono i propri documenti confessionali al giudizio della Scrittura. Questi documenti non sono considerati né ispirati né pari alla Scrittura, come avviene in altre confessioni cristiane, ma sono nondimeno considerati autorevoli perché il loro contenuto è stato giudicato aderente alla Scrittura ed ortodosso (corretto) dalle chiese che nel tempo li hanno con profitto adottati. Una confessione di fede scritta non è solo un valido aiuto per la chiesa perché sia osservata la sana dottrina, ma anche una garanzia a protezione dei membri della chiesa dai falsi insegnanti.

La Chiesa Presbiteriana e Riformata in Italia adotta i documenti confessionali noti come Tre Formule d’Unità e documenti confessionali di Westminster. Esistono altre confessioni riformate che in vario modo sono state in uso anche in Italia, ma per motivi storici legati alla Controriforma e ai mutamenti teologici delle chiese che le adoperavano, non godono oggi della necessaria autorità, longevità e applicazione.

Le Tre Formule d’Unità

Sotto questo nome si indicano i documenti confessionali formulati nel XVI secolo in seno alle chiese riformate Tedesche e Olandesi e godono di un’ampia approvazione fra le chiese e di una longeva e continua applicazione nel tempo nelle chiese riformate di tradizione europea in Olanda, Belgio, Sud Africa, Americhe e Australia.

  • La Confessione di Fede Belga (1561)
    Esposizione della fede adottata dalle chiese europee nell’area che una volta era detta Belgio e comprendeva l’attuale Belgio, le Fiandre, parti dell’attuale Germania e l’Olanda.
  • Il Catechismo di Heidelberg (1563)
    Sotto forma di domande e risposte, il catechismo più diffuso e utilizzato con profitto da secoli dalle chiese riformate nel mondo.
  • I Canoni di Dortrecht (1619)
    Affermazioni di fede formulate nel maggiore sinodo delle chiese riformate europee che si tenne nella città olandese di Dortrecht a cui partecipò anche l’italiano Giovanni Diodati, teologo, pastore e traduttore della Bibbia in Italiano.

I documenti confessionali di Westminster

Redatti nell’ambito dell’Assemblea di Westminster (Inghilterra) fra il 1646 e il 1648, questi documenti sono da allora ininterrottamente in uso nelle chiese riformate cosiddette presbiteriane, nate in Scozia e diffuse in tutto il Regno Unito, nei paesi del Commonwealth e nelle Americhe.